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lunedì 7 gennaio 2008




Scritto da: Eduardo Caliano Pubblicato da: http://www.destraitaliana.eu/



Un mio giovane amico, già con un decennio e più in An, lo ha definito “un pugno sulle gengive”. Dopo averlo letto io lo paragono ad un pugno nello stomaco, ma di quelli a cui vai incontro in maniera consapevole, quasi a dire me l’ero cercato…
Questa la sensazione che si prova a leggere il libro di Alessandro Giuli (Il Foglio) dal titolo Il passo delle oche - L’identità irrisolta dei postfascisti (Almirante, Fini, La Russa, Storace e gli altri). Il giornalista de Il Foglio riprende lì dove ha lasciato Nicola Rao con il suo libro La Fiamma e la Celtica. Se Rao ha narrato tutta la storia del postfascismo italiano e dell’MSI fino alla trasformazione in An, Giuli tesse la trama della sua critica proprio a partire dalla nascita di An, affrontando la spinosa questione dell’identità, che definisce “pollaio dei valori”, la poca democraticità di alcuni organi di partito, come Azione Giovani, definita Professione Giovani. Scopriamo così che An si può riassumere, purtroppo, in un gruppo umano con tutte le sue ambizioni e debolezze, impegnato in una traversata nel deserto del postideologismo, dalle catacombe missine al pressapochismo (in stile veltroniano) dei valori. Il passo delle oche è, in altri termini, l’andatura senza progetto, un percorso non lineare e rindondante di una generazione politica figlia del postfascimo disposta a tutto pur di entrare nel Partito Popolare Europeo. Nel capitolo dedicato a Gianni Alemanno (il fascista immaginario) ad un certo punto si può leggere: “quando la destra si slabbra nella forma e s’impoverisce nei contenuti, ma non rinuncia ad arare la terra sempre fertile del consenso purchessia, finisce per somigliare a una filiazione sbiadita dell’antico democristianesimo. […] Perchè se la diversità rivendicata dalla destra si concentra nella gestione dell’esistente e nell’ingrassamento delle buone relazioni, su questo piano incontrerà sempre un vecchio immarcescibile gruppo di democristiani più bravi ed esperti”.
C’è da aggiungere altro? Solo un’ultimissima considerazione, contenuta alla fine del testo: “anche An è votata alla diluizione, il banchetto funebre arriverà, Fini è lì per questo. Storace ci ha riflettuto abbastanza”?

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